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Mauro Vieira: "Adesso basta soffiare sul fuoco con Lula può arrivare la pace" (La Stampa, Itália, 03/03/2023) (“Agora basta atiçar as chamas com o Lula que a paz pode vir”)
Uski Audino
3/3/2023
«Ascoltare i Paesi coinvolti nel conflitto e quelli che cercano di facilitare il dialogo» ma «senza soluzioni preconcette». È questo il metodo scelto dal Brasile per un'iniziativa di pace, già accennata alla conferenza sulla Sicurezza di Monaco e ora raccontata a La Stampa dal ministro degli Esteri Mauro Vieira. Il diplomatico brasiliano, già ministro sotto la presidenza di Dilma Roussef tra il 2014 e il 2016, ha incontrato al G20 dei ministri degli Esteri di New Delhi il suo omologo Sergej Lavrov e Anthony Blinken, così come il ministro degli Esteri cinese Qin Gang. Sul ruolo della Cina il diplomatico di carriera sostiene che per parlare di pace «la neutralità non è una precondizione, quello che è importante è coinvolgere partner che possano essere accettati come mediatori leali dai Paesi direttamente coinvolti nel conflitto».
Il Brasile ha votato a febbraio a favore della risoluzione Onu che chiede il ritiro dell'esercito russo dall'Ucraina. Il suo governo riconosce la Russia come aggressore?
«La posizione brasiliana è stata chiarita in diverse occasioni. Condanniamo l'invasione dell'Ucraina. È fuori discussione. Ma il presidente Lula ritiene che a questo punto sia necessario concentrarsi sugli sforzi di pace, invece di soffermarsi sullo scontro e sull'escalation sia in termini di retorica che di scontro militare».
Il suo governo ha annunciato un'iniziativa di pace. Lei ne ha parlato con il suo omologo russo e con il ministro degli Esteri ucraino Dymitro Kuleba. Su quali punti il governo brasiliano può svolgere un ruolo di mediazione nel conflitto ucraino?
«Il nostro governo si è insediato da appena due mesi e il nostro approccio per cominciare è ascoltare i Paesi coinvolti nel conflitto e quelli che cercano di facilitare il dialogo, per capire a che punto siamo e come esplorare le strade che portino a una cessazione delle ostilità. Proprio la settimana scorsa, una risoluzione approvata dall'Assemblea Generale dell'Onu ha chiesto per la prima volta di cessare le ostilità, come suggerito dalla delegazione brasiliana. I presidenti Lula e Zelensky hanno in programma una telefonata nei prossimi giorni. Lavrov sarà in America Latina in aprile. Per noi l'ascolto è molto importante e quando si parla di pace siamo pronti a discutere i punti da attuare che potrebbero aprire la strada ai negoziati. Ho avuto 21 incontri bilaterali in due giorni alla Conferenza per la Sicurezza di Monaco e adesso al G20 dei ministri degli Esteri di New Delhi un'altra dozzina, tra cui i rappresentanti della diplomazia di Usa, Cina, Russia, India e Sud Africa. Il presidente Lula ha già incontrato 15 capi di Stato e di governo dal suo insediamento, il prossimo sarà Xi Jinping a Pechino alla fine di marzo. Siamo impegnati per la pace e siamo aperti a parlarne con i Paesi altrettanto "open-minded", senza soluzioni preconcette. Il dialogo è fondamentale in questa fase, Lula e io ci siamo impegnati in tal senso».
Lula ha annunciato che alcuni Paesi del Global South, tra cui l'Indonesia, il Brasile e l'India potrebbero mediare nel conflitto. Tra questi Paesi mediatori si include anche la Cina. Come si può considerare neutrale la Cina, con la crescente dipendenza economica di Mosca da Pechino?
«Il dialogo richiede inclusione e Lula ha ripetuto più volte che è importante coinvolgere i Paesi che dialogano con entrambe le parti. La neutralità non è un prerequisito di nulla, l'importante è coinvolgere partner che possano essere accettati come mediatori leali dai Paesi coinvolti nel conflitto. Il Brasile, se invitato, sarebbe interessato a partecipare a questo sforzo con altri Paesi interessati ma, come dicevo, un formato inclusivo sarebbe importante per aumentare le nostre possibilità di costruire una cornice di dialogo».
Qual è la posizione del Brasile sulla fornitura di armi? Perché rifiuta di vendere le munizioni che in Europa mancano?
«Il Brasile ha chiarito che non si impegnerà in alcun modo in un conflitto militare e dare munizioni all'una o all'altra parte sarebbe questo, un coinvolgimento. È per questo che abbiamo detto no alle richieste che abbiamo ricevuto.
[Disponível em: https://www.estadao.com.br/politica/eliane-cantanhede/brics-o-ambiente-confortavel-para-putin-discutir-porta-de-saida-da-guerra/ ].